C’è uno schema a cui si fa riferimento nell’ambito del coaching che consiste nel dire al proprio assistito “guarda io ti aiuterò ad andare da un punto attuale, uno stato presente, ad uno stato desiderato”. Uno degli effetti collaterali di questo ragionamento è la credenza che la propria felicità arriverà quando avremo raggiunto uno stato desiderato.
Durante il percorso si vede intanto la meta molto più alta rispetto alla condizione in cui siamo, uno guarda in alto e dice “oh Madonna mia, quando arriverò lì sopra?” E quindi è molto più probabile che durante il cammino la persona si scoraggi o, come minimo, lo viva con estrema e fatica e infelicità. Se, invece, la persona è già felice in partenza, lo stato desiderato non è quel qualcosa da cui dipenda la propria felicità, ma è una condizione che viene da sé e quindi lo stato desiderato è un qualche cosa che dà piacere già durante il percorso, indipendentemente dal raggiungimento della meta finale.
Quante persone nella vita hanno raggiunto tanti obiettivi eppure non sono felici? Mentre ci sono persone che raggiungono obiettivi modesti e sono felici. Quindi questa è la dimostrazione che la felicità è un punto di partenza che predispone positivamente ad impegnarsi e dare il meglio di sé.
Ho individuato proprio in questo dislivello tra stato presente e stato desiderato molta della sofferenza delle persone, soprattutto coloro che delegano la propria felicità ad un futuro in cui avranno raggiunto la macchina, la fidanzata, la famiglia, il matrimonio, la patente, la laurea, quelle che sono le tappe canoniche di una vita vissuta secondo certe tappe, certi criteri.
Alcune persone non accettano molto volentieri di abbassare l’asticella perché sono molto ambiziose e dicono “io lo stato desiderato lo voglio mantenere alto”. Qual è l’alternativa all’abbassare l’asticella? È alzare il valore dello stato presente, cioè alzare il valore di come ci percepiamo, del nostro grado di felicità, riempiamo lo stato presente di accettazione, gratitudine, bellezza, gioia, umorismo, fiducia, tante emozioni positive che sono in grado di renderci già felici a prescindere dal raggiungimento di obiettivi puntiamo, in altre parole, alla crescita personale: vedete che il dislivello rispetto allo stato desiderato si accorcia tantissimo e quindi quella salita non è più improba, ma è quella giusta sfida che ci dà quel sale, quel pepe che rende la nostra vita degna di essere vissuta. In questo modo saremo all’altezza dei nostri obiettivi e non ai piedi di una montagna e di una salita improba.
Tre consigli allora per puntare alla propria crescita personale:
-
impara ad accettare e a non lottare inutilmente contro quello che è già accaduto, trai gli insegnamenti giusti per andare avanti,
-
sii grato di quello che sei e che hai, soprattutto delle cose che dai per scontato, questo alleggerirà il tuo cuore e ti farà sentire adeguato, ok e accettare le sfide che ti porteranno ad ulteriori soddisfazioni;
-
ed infine agisci con determinazioni e impegnati per fare del tuo meglio. È vero che noi facciamo comunque del nostro meglio, ma se il nostro meglio è grattarci la pancia, forse c’è un pochettino di determinazione in più che ci possiamo mettere.
Coltivare la felicità fa parte del percorso di crescita personale, man mano che sarai in grado di valorizzare te stesso avrai risorse e capacità per raggiungere i tuoi obiettivi.
Spero con questo video di aver dato un valido contributo alla tua crescita personale e, naturalmente, goditi il percorso.