Il Counseling breve
di Elvino Miali – Medico psicoterapeuta
“Il Counseling breve in azione” è un libro corredato da un video che è stato scritto per il professionista che sente l’esigenza di utilizzare modelli di Counseling a breve termine e per aspiranti Counselor che vogliono apprendere un modello di lavoro rapido ed efficace.
In sintesi questo modello aiuta il professionista della relazione di aiuto a raggiungere i seguenti obiettivi:
1. Conoscere idee innovative nel campo del Counseling su come aiutare le persone a fare cambiamenti nella loro vita.
2. Acquisire nuove idee e metodi per aiutare i clienti a perseguire i loro obiettivi in modo più efficace, accelerando quindi il processo di cambiamento.
3. Apprendere molteplici modi per focalizzarsi sul processo di cambiamento.
4. Focalizzarsi di più sulla soluzione che sul problema.
5. Sperimentare il Counseling come una professione che può essere divertente, interessante e stimolante.
6. Attuare i cambiamenti desiderati nella propria vita personale.” (John Littrell, Il Counseling breve in azione, ASPIC Edizioni scientifiche, 2001
In questo articolo desidero sintetizzare il testo su citato sia per gli allievi del Master “Gestalt Counseling” sia per chi voglia saperne di più su questo tipo di approccio al counseling.
Nell’effettuare questa sintesi mi sono attenuto a quanto esposto nel DVD e nel testo allegato.
La sintesi è una mia rielaborazione personale, con esempi pratici tratti dalle mia esperienza.
Le otto caratteristiche del Counseling breve.
1. E’ basato sulla relazione.
Una buona relazione tra Counselor e cliente è condizione imprescindibile nella relazione di aiuto. Secondo John Littrell il calore e l’empatia sono due qualità che sommate alle giuste strategie e tecniche permettono al cliente di ottenere risultati più rapidamente rispetto al solo uso di calore e empatia senza una strategia.
2. Tempi brevi.
Il Counseling breve è strutturato per poter essere efficace rapidamente, in un numero di incontri che va da 1 a 5. Naturalmente nulla vieta di utilizzare un numero maggiore di sedute: essere abili ad ottenere risultati in breve tempo non è un qualcosa che si può improvvisare. Un tempo così breve può generare ansia da prestazione nell’operatore alle prime armi il quale, avendo a disposizione il doppio del tempo cioè 10 sedute ad esempio può sentirsi più a suo agio ed adattarsi meglio ai tempi del cliente stesso.
Dobbiamo comunque considerare che non si tratta di una panacea e dove sussistano disturbi gravi è necessario ricorrere ad altre forme di intervento più lunghe.
3. E’ centrato sulla soluzione.
Il tempo dedicato all’esplorazione del passato e delle cause è limitato e l’attenzione è rivolta soprattutto alla ricerca di soluzioni per un cambiamento. L’orientamento alla soluzione fa in modo che il cliente venga aiutato a definire che cosa vuole piuttosto che a soffermarsi su una descrizione dettagliata di cosa non vuole più.
4. Azione.
Il cliente viene incoraggiato ad agire, anche durante le sedute. Infatti lo stile di lavoro del Counselor prevede dei momenti in cui ci si muove all’interno dell’ambiente per sperimentare il cambiamento e facilitare una modalità di lavoro fondata sull’esperienza.
5. Interazione sociale.
Viene posta attenzione alla rete di supporto sociale che circonda il cliente. In questo modo si utilizzano le persone che lo circondano come risorse utili per il cambiamento.
6. E’ orientato ai dettagli.
Vengono esplorati con attenzione quali sono i punti di forza del cliente e quali gli ambiti in cui raggiunge già dei buoni risultati.
7. Umorismo divertimento.
Si cerca di sfatare il mito o la convinzione limitante che il cambiamento debba necessariamente passare attraverso sforzi, rinunce e fatiche a beneficio di una nuova visione in cui il processo che porta agli obiettivi desiderati viene vissuto piacevolmente.
Il counselor utilizza per primo linguaggio e termini che tendono al positivo: ad esempio nel programmarsi la giornata il cliente può essere stimolato ad usare al posto di una frase come “la lista delle cose da fare” una frase del tipo: “la sfida del giorno”.
8. Attenzione alla fase dello sviluppo e ai bisogni della persona.
Il Counselor crede fermamente nelle capacità evolutive delle persone e nella loro intrinseca possibilità di muoversi verso il nuovo.
Le quattro fasi del Counseling breve secondo John Littrell
1. Demistificare il Counseling
2. Puntare sulle risorse
3. Costruire il futuro desiderato
4. Incoraggiare l’azione
1. Demistificare il Counseling
Una delle condizioni che permettono una buona alleanza operativa è che ci sia il consenso informato del cliente rispetto al cos’è il Counseling e che cosa ci si può aspettare da esso.
Nel presentare il proprio modello di lavoro l’operatore nella parte iniziale della consulenza si rifa’ ad un modello elaborato dal Mental Research Institut di Palo Alto.
A. definire il problema
B. verificare quali tentativi di soluzione sono già stati praticati
C. definire gli obiettivi
A. definire il problema
E’ utile prima di tutto definire il problema cercando di dedicare un tempo limitato a questa fase.
Domande utili al riguardo possono essere “Che cosa succede quando hai il problema?”
B. verificare quali tentativi di soluzione sono già stati praticati
” cosa hai fatto finora per risolvere il suo problema e quali delle cose che hai fatto sono state efficaci o parzialmente efficaci? e quali invece non hanno funzionato?”
C. definire gli obiettivi
Definire con attenzione, cosa il cliente non vuole più per poter individuare in maniera chiara quello che vuole.
Concordare con il cliente obiettivi ragionevoli.
Trovare il modo di rendere il cambiamento il più piacevole e divertente possibile
2. Puntare sulle risorse
Puntare sulle risorse che la persona ha già e che vuole potenziare é un modo per orientarsi verso il positivo e verso il cambiamento. Tra le modalità che facilitano questo processo vi è quella di utilizzare delle parole stimolo ed un linguaggio positivo. Ecco alcune parole che trovano spazio nel Counseling breve in quanto evocative di energia e sensazioni positive: talenti, doni, risorse interiori, punti di forza, intuito, ecc.
Tra le risorse utili da esplorare ed esplicitare attraverso domande specifiche ci sono i successi già conseguiti in passato dal cliente, i momenti di vita soddisfacenti e le persone che possano costituire dei modelli positivi per la persona ( v. tecnica dei “Mentori interiori”, PNL)
Costruire sulle eccezioni.
Altro passaggio importantissimo è quello di chiedere al cliente in quali momenti non ha o non ha avuto il problema. In altre parole quando la persona è già riuscita o riesce a superare il problema e ad essere come vuole: ” quando non è un problema? ci sono delle eccezioni al problema? quando non si verifica? è mai riuscita a…”
3. Costruire il futuro desiderato
Lo scopo della terza fase del Counseling breve è quello di costruire insieme al cliente il futuro desiderato.
A questo proposito può essere utile rifarsi al modello che R. Dilts chiama “Walt Disney Imagineering”. R. Dilts, uno dei più importanti ricercatori al mondo nel campo della PNL, ha concentrato i suoi studi sull’analisi dei fattori che predicono il successo, analizzando personaggi noti per il loro genio creativo e per essere stati nel loro campo modelli di eccellenza.
Uno di questi personaggi è stato proprio Walt Disney. Una delle capacità peculiari di W.D. era quella di saper mettere insieme tre grandi modalità di pensiero tipiche dell’essere umano, che Dilts ha sinteticamente denominato: Sognatore, Realista e Critico.
Siamo nella modalità di pensiero “sognatore” quando pensiamo che tutto è possibile e viviamo un senso di gioia e di speranza al pensiero di realizzare un sogno.
La fase del realista è tipica di quando ci occupiamo di organizzare e implementare concretamente, mettendoli in sequenza, i passi necessari per rendere possibile il sogno.
Nella fase del Critico che occupiamo di rifinire il progetto e di pensare agli elementi mancanti o alle situazioni critiche che potrebbero, se trascurate, costituire un problema.
Il funzionamento armonico di queste tre modalità di pensiero era tipico di Walt Disney e Robert Dilts ne ha estrapolato un modello applicabile in vari contesti sia della consulenza aziendale che della crescita personale.
Ne descriverò sinteticamente l’applicazione nel contesto del Counseling.
1. Fase del sognatore.
In questa fase il Counselor adotta quella che viene chiamata una “inversione a 180°”. Partetendo dal presupposto che quello che la persona vuole è il contrario di ciò che non vuole più e utilizzando lo spazio e linguaggio del corpo, il counselor chiede al cliente di collocare, lungo una immaginaria linea del tempo, a sinistra quello che non vuole e a destra quello che vuole.
In questo modo si definiscono così chiaramente lo stato presente e lo stato desiderato.
Un’altra tecnica per condurre la persona verso il suo stato desiderato è quella di individuare davanti a sé il futuro desiderato e di entrarci fisicamente dentro alzandosi dalla sedia e lasciandosi il passato problematico alle spalle ( vedi tecnica del “Cerchio dell’eccellenza” in PNL). A questo punto è possibile chiedere al cliente che cosa nota di diverso nel momento in cui si pone nella condizione desiderata “come se” si fosse realizzata in quel momento.
Uno dei vantaggi di questa tecnica è quello di puntare a cambiare la fisiologia della persona. Un altro modo semplice di realizzare un cambiamento nella fisiologia è quello di far fare un respiro profondo e di immaginare di liberarsi con il respiro delle tensioni in eccesso o di fare una pausa di silenzio e di ascoltarsi. Anche se può sembrare semplicistico ho notato nell’esperienza concreta di psicoterapeuta come il respiro e il silenzio sono due validi strumenti nel lavoro con i clienti.
Naturalmente le modalità e i tempi con cui si utilizzano queste tecniche sono spesso decisivi in quanto è necessario stare insieme alla persona ed accompagnarla passo passo con rispetto ed empatia.
Un’altra tecnica efficace è quella che Steve De Shaser chiama la ” Domanda miracolosa“: ” Se accadesse un miracolo e ti svegliassi col problema risolto, cosa ci sarebbe di diverso? attraverso quali dettagli che accorgeresti del cambiamento? E’ utile farsi elencare della persona alcuni dettagli per ogni sistema rappresentazionale: visivo, auditivo, cenestesico. Domande utili a questo scopo sono ad esempio ” cosa vedresti intorno a te che potrebbe essere una prova che le cose sono cambiate; cosa ti direbbero gli altri e quale sarebbe il tuo dialogo interno ( auditivo ); quali sensazioni proveresti? ( cenestesico ).
2. Fase del realista
Questa modalità di pensiero è caratterizzata da pragmaticita e realismo ed ha lo scopo di fare in modo che l’obiettivo desiderato risponda ad alcuni criteri importanti:
– che l’obiettivo sia sotto il controllo del cliente e che la sua realizzazione dipenda dal cliente stesso
– che l’obiettivo sia formulato in modo specifico e concreto
– che vengano delineati obiettivi a breve e al lungo termine
– che gli obiettivi siano semplici e facili da raggiungere
questo diminuisce l’ansia da prestazione e aumenta il senso di speranza e di controllo nel cliente.
3. Fase del Critico.
La fase del critico è molto importante e permette di anticipare le naturali resistenze che si muovono quando si pensa ad un cambiamento. Partendo dal presupposto che la voce critica ha un’intenzione positiva che in genere corrisponde alla volontà di preservarci da possibili fallimenti, sollecitandola in modo corretto attraverso giuste domande è possibile migliorare le parti del progetto che potrebbero ancora aver bisogno di revisione.
Ad esempio ci si preoccupa della ecologia del cambiamento. Un cambiamento è ecologico per il cliente quando ha il sostegno delle persone che gli vivono intorno: questo permette di riflettere su quali sarebbero le ripercussioni del cambiamento.
Le domande tipiche di questa fase sono:
Come si ripercuoterebbe il cambiamento su di te e sugli altri?
Chi si accorgerebbe del cambiamento?
Cosa potrebbe non funzionare?
Cosa farai se si dovesse verificare un’imprevisto?
Ci sono altre questioni importanti che non abbiamo ancora considerato?
L’ultima delle quattro fasi del Counseling breve secondo Littrell è:
4. Incoraggiare l’azione
La fase dell’incoraggiare l’azione ha lo scopo di fare qualcosa di diverso da quello che la persona ha sperimentato fino a quel momento per cercare di raggiungere il suo obiettivo e/o di risolvere un problema. In questa fase il Counselor dà dei compiti al cliente che lo stimolino a sperimentare soluzioni nuove.
Uno dei modi per fare questo è di costruire sulle eccezioni, cioè diventare consapevoli di quali sono le variabili che intervengono quando il problema non si presenta o quando spontaneamente la persona va già nella direzione desiderata.
Infatti anche nelle situazioni più critiche ci sono sempre dei contesti in cui il problema si presenta di meno o non si presenta affatto: diventare consapevoli delle variabili positive che giocano un ruolo determinante nel benessere della persona aumenta le probabilità di replicarle volontariamente.
In questa fase è importante anche avvalersi di metodi di misurazione che permettono di individuare i piccoli cambiamenti e progressi e di poterne apprezzare la portata. Una semplicissima scala a disposizione del Counselor per valutare la sensazione soggettiva di disagio è la cosidetta scala SUD ( Subiective Unit of Distress ). Chiedendo al cliente di quantificare da zero a 10 il suo disagio è possibile di volta in volta a monitorare il suo vissuto soggettivo.
Uno degli scopi del Counseling breve è raggiunto se, in presenza di pensieri che precedentemente venivano percepiti come disturbanti o ansiogeni, il cliente sperimenta non solo assenza di disagio, ma addirittura una sensazione di energia e di potere.
Elvino Miali
medico psicoterapeuta.
Bibliografia:
John Littrell, Il Counseling breve in azione, Sovera Multimedia, 2010
2 commenti. Nuovo commento
Grazie molto utile questa carrellata di punti sul Counseling breve in azione. Credo che per realizzare questo obiettivo ci sia dietro un profondo lavoro, impegno e studio. Ritengo al contempo che per quanto complesso, sia assolutamente possibile x chi desidera, come me, diventare un Counselor prima di se stessa e poi, perché no, per sostenere gli altri (partendo dagli affetti piu cari, sebbene qui ci sia un diverso coinvolgimento emitivo).
Continueròa leggere e seguire queste indicazioni in pillole che mi stanno aiutando a prendere la mia decisione finale circa il mio orientamento su la “nuova” formazione di me stessa che vorrei attuare. Grazie Alessia
Grazie a te Alessia
puoi ricevere ulteriori informazioni scrivendo a info@aspicvenezia.org
o chiamando il numero 041 950 942
Arrivederci