L’argomento di questo articolo trae spunto ad alcune ricerche dello psicologo Richard Wiseman su alcune singolari tecniche per sconfiggere lo stress che commenterò alla luce della mia esperienza di psicoterapeuta.
Wiseman fa un’importante considerazione che condivido e cioè che una delle prime fonti di stress è stata dalla dinamica interiore che sussiste tra Es, Io e Super-io, la famosa suddivisione del Sé fatta da Sigmund Freud.
Ecco, devo dire che, seppur criticato e per certi versi superato, Freud ha subito spesso critiche ingenerose che non tengono conto di quanti concetti, da lui scoperti, siano ormai diventati patrimonio di molti e addirittura utilizzati nel linguaggio comune. Basti pensare ai termini inconscio, super-io, ecc.
Wiseman trova un modo simpatico e divertente per spiegare cosa accade quando queste parti della personalità entrano in conflitto, descrivendo una ipotetica interazione tra un adolescente arrapato, un sacerdote ed un commercialista. E fin qui poco di strano, manca un ingrediente però: una rivista pornografica!
E già! E’ abbastanza intuibile che il sacerdote ricoprirebbe il ruolo del Super-io e vieterebbe all’adolescente ( Es ) di “leggere” la rivista, mentre il commercialista cercherebbe di trovare un modo di gestire la situazione ( Io ).
La cosa curiosa è che questo simpatico quadretto è emblematico di quanto spesso avviene all’interno della mente umana. Questo tipo di dinamiche sono tanto più evidenti all’interno della personalità quanto più forte è la distanza tra i bisogni del Super-io da una parte e dell’Es dall’altra.
Dunque lo stress può derivare non solo dall’ambiente esterno ( il lavoro, il traffico, le relazioni con gli altri, ecc ), ma anche ed in certi casi soprattutto dall’interno della psiche stessa.
Nella seconda parte descriverò alcuni efficaci strumenti per venire a capo con successo della voce critica.
In altri casi lo stress si manifesta in maniera assai più palese.
Una grossa collera ad esempio è senz’altro una fonte di disagio e di stress.
Ci sono diverse scuole di pensiero che si esprimono su quale sia la cosa migliore da fare per la gestione della rabbia.
Distaccarsi dalla cosa cercando di farsi scivolare addosso il problema? Efficace, ma poco duraturo. Sfogarsi esprimendo la rabbia, ad esempio tirando pugni ad un cuscino?
Proprio quest’ultima soluzione, promossa da alcuni esperti e criticata da altri, tra cui Wiseman, nel suo testo 59 seconds, think a littile, change a lot.
Infatti secondo lo stesso autore alcune ricerche proverebbero clamorosamente l’inefficacia di questa pratica, molto diffusa in terapie di gruppo nate negli anni settanta.
Nello studio citato da Wiseman alcuni ricercatori fecero un bello scherzetto ad un gruppo di studenti che avevano effettuato una prova di esame scritta, dando loro una valutazione molto negativa, aggiungendo che non avevano mai letto un tema così scadente.
Come immaginabile, gli studenti sbalorditi da un giudizio così severo, svilupparono molta aggressività nei confronto del collegio giudicante. Sempre all’interno dell’esperimento fu poi data ai ragazzi l’opportunità di sfogarsi fisicamente tirando pugni contro un sacco per pugilato.
L’aggressività espressa dagli studenti fu misurata contando il numero di colpi sferrati verso gli appositi bersagli.
La cosa interessante è che i ragazzi ai quali fu data la possibilità di sfogarsi fisicamente e urlare risultavano al termine dell’esperimento più arrabbiati rispetto ad un altro gruppo di ragazzi ai quali fu detto semplicemente di stare per qualche minuto in silenzio in una stanza.
Dunque sfogare la propria rabbia è un’ espediente che non funziona per farla passare?
Questo sarebbe vero se questa pratica si risolvesse in un puro e semplice esercizio fisico, come andare in palestra, anche se gli effetti benefici del frequentare una palestra si sono dimostrati un’efficace tecnica anti-stress.
In verità nei gruppi di “evoluzione e crescita personale” in cui si utilizzano tecniche di espressione della rabbia, non dovrebbe mai accadere che la persona vada via con più rabbia di quanto non avesse prima.
Ad esempio nei gruppi gestaltici lo sfogo è solo una più o meno breve parte del processo, che comprende poi una importantissima parte di assimilazione, sedimentazione e comprensione di quanto è successo, che può in alcuni casi portare al perdono.
Inoltre l’esperienza di lavoro con la rabbia è significativa quando si riesce a vedersi anche da altri punti di vista e comprendere l’insegnamento e i benefici derivanti dall’esperienza cosi detta negativa, che finisce per divenire un’esperienza di apprendimento.
E’ proprio sulla potenza di questa pratica che si basa l’esercizio che ci consiglia di fare Richard Wiseman per gestire un sentimento di rabbia che tende a non risolversi spontaneamente.
L’esercizio consiste nel riflettere sulla situazione dolorosa e rispondere per iscritto a domande del tipo:
- Quali sono gli aspetti positivi di questa situazione dolorosa?
- Cosa ho imparato da questa esperienza?
- Cosa questa esperienza mi aiuta ad apprezzare di me stesso e della mia vita?
- Quali qualità posso apprezzare di me stesso e quali ho bisogno di sviluppare ulteriormente?
Per concludere questo esercizio dà l’opportunità di fare di un’esperienza negativa, un’occasione di crescita personale. Veramente un’ottima pratica.
Allo stesso tempo essere consapevoli della rabbia e avere strumenti per gestirla ci permette si esprimerla non in modo distruttivo, ma attraverso una sana comunicazione assertiva, utile per se stessi e per gli altri.
Questa pratica si rivela utile anche nel caso in cui la rabbia sia rivolta contro se stessi attraverso il dialogo interno, dando voce al “critico interiore” o “giudice interiore”.
Aggiungo che nel videocorso Autostima e Assertività ho trattato questo argomento anche attraverso la strategia “Voce critica e reimprinting” e nel lavoro sulla “Integrazione tra le parti”.
Elvino Miali
medico psicoterapeuta