Bisogno di sicurezza
Uno dei bisogni fondamentali dell’essere umano è il bisogno di sicurezza, di stabilità e di controllo.
Ci sono diversi proverbi che ci fanno pensare a questo: “chi lascia la strada vecchia per la nuova sa che cosa lascia non sa che cosa trova”; allo stesso tempo, per i più temerari, il “chi non risica non rosica”!
Ad ogni modo per l’uomo il bisogno di sicurezza è una priorità assoluta non fosse altro che per l’istinto di sopravvivenza.
Quando l’individuo si sente sufficientemente sicuro, ha un suo nucleo di sicurezza e autostima, sta bene nella sua pelle, allora è in grado di allontanarsi per fare nuove esperienze; ma quando queste nuove esperienze procurano un senso di pericolo superiore rispetto alle proprie possibilità percepite, allora subentra un fenomeno che viene chiamato evitamento.
Che cos’è l’evitamento: è quel comportamento che mettiamo in atto per non affrontare una determinata situazione che percepiamo come pericolosa o sgradevole. Si mette in atto l’ evitamento ogni volta che in vari modi si rinuncia, si rimanda, si evita appunto; torniamo quindi agli “unfinished business” di cui parlavamo prima. Infatti evita oggi, evita domani, le esperienze non concluse si accumulano aumentando il carico di stress della persona.
Vi è un’altra paura che è in qualche modo figlia del bisogno di sicurezza: la paura delle emozioni.
Quando queste vengono percepite come sgradevoli si mettono in atto dei meccanismi di evitamento verso le stesse emozioni e subentra una sorte di paura di coinvolgersi troppo. La paura di avere paura ad esempio è tipica di chi soffre del Disturbo di panico.
Accade ad esempio di voler esercitare un controllo eccessivo sull’ambiente intorno a sé: una cura maniacale dell’ordine, il bisogno compulsivo di controllare tutto, il perfezionismo. Questi sono tutti tratti tipici di una persona ansiosa.
La paura di essere soli
Un altro aspetto che sta alla base dell’ansia e della paura è la solitudine. Tutti noi con maggiore o minore consapevolezza dobbiamo fare i conti con la solitudine esistenziale e con il fatto che la nostra vita dipende in gran parte da noi stessi.
Il peso della responsabilità individuale, la consapevolezza di dover accettare la morte, sono tutti aspetti che possono amplificare l’insicurezza di base, soprattutto di quelle persone che abbiamo vissuto esperienze più o meno precoci di abbandono.
Infatti la solidità della nostra personalità è dovuta in gran parte alle esperienze di sicurezza, amore e accettazione vissute durante l’infanzia.
Esperienze di deprivazione affettiva, lutto, separazione precoce dalla madre, possono predisporre ad una maggiore insicurezza, e di conseguenza ai disturbi d’ansia.
Attacchi di panico cosa sono e come si distinguono dall’ansia
Gli attacchi di panico rappresentano probabilmente la massima espressione dell’ansia in quanto procurano in chi ne è vittima un senso di terrore, di morte imminente che li rendono particolarmente sgradevoli e invalidanti.
I sintomi includono tremore, tachicardia, respirazione superficiale, vertigini, iperventilazione, sudorazione profusa, nausea, parestesie (sensazione di formicolio), sensazione di soffocamento o asfissia.
Vi sono degli attacchi di panico causati da condizioni mediche che, pur essendo rare, vanno comunque escluse per poter fare diagnosi di “disturbo di panico”, conosciuto anche con la sigla DP o DAP. Tra le condizioni più comuni alcune disfunzioni della tiroide e il feocromocitoma, un tumore delle ghiandole surrenali.
Il disturbo di panico è caratterizzato da un primo attacco a cui seguono nella maggior parte dei casi altri successivi episodi a distanza di tempo.
Una caratteristica dell’insorgenza del primo attacco di panico e spesso dei successivi e il suo verificarsi inaspettatamente, “ a ciel sereno”, la qualcosa prende di sorpresa la persona che crede erroneamente di avere una patologia grave come un infarto, tanto forte è l’impatto fisico dei sintomi.
Si può dire che da quel momento la vita della persona risulta condizionata dalla paura che l’attacco possa riverificarsi. E’ quindi possibile che sviluppino delle fobie secondarie situazionali come la paura di guidare la macchina, o di attraversare una piazza (agorafobia), o allontanarsi dal centro abitato.
Le cause psicologiche degli attacchi di panico non possono che identificarsi attraverso il colloquio clinico.
Le fonti di stress possono accumularsi e far si che la persona avverta insicurezza rispetto le proprie capacità di far fronte ad impegni gravosi, ma questo non è sufficiente per sviluppare tale disturbo di panico, vi è certamente una maggiore sensibilità individuale che non si può prevedere.
Una delle concause psicologiche che si evidenziano più spesso analizzando la storia dei soggetti colpiti da DP è rappresentata dall’ansia di separazione, che si avverte quando la persona avverte di poter contare solo su se stesso per affrontare le difficoltà della vita ed in qualche modo separarsi più o meno bruscamente dalle fonti di sicurezza a cui era abituato.
Non a caso il primo episodio insorge spesso in una fase di vita in cui la persona avverte con particolare ansia il fatto di assumersi nuovi impegni e responsabilità. Situazioni tipiche possono essere rappresentate da una carriera scolastica vissuta con molta ansia o l’allontanarsi della famiglia di origine, assumersi nuove responsabilità verso le quali non ci si sente pronti.
L’essere umano vive sulla sua pelle un tema ricorrente nella sua esistenza: quello di trovare un equilibrio fra due bisogni fondamentali, il bisogno di sicurezza da una parte e il bisogno di libertà dall’altra.
Abbiamo da una parte la ricerca di libertà, autonomia, novità e dall’altro il bisogno di comodità, sicurezza, protezione.
Superare o tollerare l’incertezza che il conflitto tra questi due bisogni può produrre permettere di realizzare i propri progetti.
Questo stesso tema è cruciale anche nella vita di coppia, quando il bisogno di libertà individuale deve fare i conti col bisogno di sicurezza e stabilità della coppia.
Come comportarsi?
Mantenere un atteggiamento equilibrato è fondamentale in coloro che stanno vivono vicino alla persona che ha sviluppato il DP. Per esempio drammatizzare o minimizzare sono due estremi che non aiutano per motivi opporti tra di loro.
Drammatizzare non aiuta perché crea ancora più incertezza e confusione in un momento in cui la persona ha bisogno di “sentire nuovamente il terreno sotto i piedi” ed essere rassicurato e informato correttamente sulla sua condizione.
Minimizzare è l’atteggiamento tipico di chi non rendendosi conto delle difficoltà che si provano nel DP, sostiene, anche con tutte le intenzioni positive, che con un po’ di buona volontà si risolve tutto, creando oltretutto sensi di colpa nel malcapitato; purtroppo in questi casi la volontà non basta.
Lo stesso atteggiamento può averlo con se stesso la persona affetta da DP che può vivere con sensi di colpa la sua condizione.
C’è speranza?
Dagli attacchi di panico oggi si guarisce. Questo è importante saperlo per dare speranza a chi ne è affetto.
Personalmente ho ottenuto numerosi successi nei disturbi d’ansia, soprattutto nel ridimensionare in tempi relativamente brevi la sintomatologia e ridare speranza, fiducia e senso di controllo al paziente.
I metodi che uso sono vari dai più riconosciuti dalla ricerca scientifica ad altri che hanno dimostrato efficacia nell’applicazione pratica e clinica.
Attenzione però, lo strumento tecnico è efficace solo a condizione che venga utilizzato con professionalità all’interno di una relazione terapeutica di fiducia.
Proprio perché quest’ultima è l’ingrediente di base di cui la persona ha bisogno; pur tuttavia un’alleanza terapeutica che non sia poi sostenuta da strumenti efficaci è destinata ad incrinarsi per la mancanza di risultati!
Successivamente è utile addestrare la persona in modo da renderla capace di auto accudirsi con delle tecniche di auto sostegno.
Fare un elenco degli strumenti che uso può nel mio lavoro di psicoterapeuta può non rendere l’idea poiché l’operatività è anche sempre il frutto di una integrazione tra gli strumenti stessi e dell’esperienza, ma ritengo giusto riconoscere l’enorme influenza e sostegno che hanno avuto nella mia formazione l’Approccio centrato sulla persona di Carl Rogers, la Gestalt therapy, la PNL, l’EMDR, e l’EFT.
I farmaci
Come medico e psicoterapeuta cerco di mantenere un atteggiamento equilibrato, individuando possibilità terapeutiche e limiti dell’utilizzo dei farmaci.
Nel caso degli attacchi di panico, sono utili nella fase iniziale quando la persona è molto spaventata dall’impatto degli stessi, ma grazie anche all’efficacia della psicoterapia il mio orientamento e obiettivo è arrivare a sospenderli e far apprezzare alla persona le sue nuove capacità di gestire le sue paure.
Completano il quadro del sostegno offerto ai miei pazienti, la terapia di gruppo, con la sua enorme valenza di sostegno interpersonale, i workshop sulle tecniche di auto sostegno. Non ultima l’importanza di avvalersi del materiale videoregistrato rappresentato dai miei videocorsi che mi consentono di divulgare la conoscenza di strumenti molto efficaci.
Tali videocorsi non vanno intesi come sostituto di un valido aiuto professionale nel caso ce ne sia bisogno, ovvero in caso di psicopatologia; rappresentano tuttavia un valido aiuto nella vasta area della salutogenesi e dello sviluppo delle risorse interiori, campo altrimenti conosciuto come della Crescita Personale o Sviluppo Personale.
I miei videocorsi:
“Autostima e Assertività”
“Più Successo personale con le Tecniche di Coaching e PNL”
“Gestione emozioni e autocontrollo”
Si conclude qui la terza parte dell’articolo. Consapevole che possa rappresentare uno spunto per un maggiore approfondimento, allo stesso tempo ritengo che nella sua sintesi possa essere di aiuto a molti.
Altre spunti e risorse sono presenti sul sito www.aspicvenezia.org.
Buon cammino.