Preferisci una vita fatta di sfide dove lanciare il cuore oltre l’ostacolo, oppure preferisci il quieto vivere ed una realta’ più tranquilla?
Oggi parliamo di ‘zona di comfort‘.
La zona di comfort e’ rappresentata da quelle aree della vita a noi conosciute e che non creano eccessivo stress nell’attraversarle.
Possiamo essere spinti ad affrontare una sfida, immaginando il grande sogno che realizzeremmo dopo averla affrontata, come un avanzamento di carriera o qualunque altro obiettivo per noi importante.
Altre persone, di fronte alla sfida, cedono sopraffatti dalla paura di fallire, oppure rinunciano, pur avendo fatto i primi passi verso il traguardo, a causa dell’eccessiva fatica che questo comporta.
Si fermano, cioe’, quando le richieste che arrivano dall’ambiente vengono percepite superiori alle loro capacità.
Uno psicologo di origini ungheresi, Mihály Csíkszentmihályi, ha elaborato una teoria molto interessante, individuando un fenomeno che ha chiamato Flow (flusso), ossia quella zona intermedia dove l’esperienza per noi non è troppo facile da rischiare di cadere nella noia, né troppo difficile da rischiare di andare in stress.
Si tratta di un’esperienza dove quello che facciamo è su misura rispetto alle nostre capacità: in questa condizione, la sfida è al suo livello ottimale.
Egli teorizza che all’interno di queste fasce intermedie, e’ più probabile vivere esperienze molto simili ad uno stato di grazia dove tutto riesce bene, una sorta di ‘trance agonistica‘ dove la prestazione, nonostante sia alta, supera le nostre stesse aspettative perché lo stress, invece di sovrastarci, ci stimola.
Alcuni motivatori hanno, rispetto alla zona di comfort, convinzioni quali “Se non hai paura vuol dire che non stai crescendo”, “L’aquilone vola solo se controvento”: preferiscono, cioe’, una vita fatta di sfide sempre all’arrembaggio.
Allo stesso tempo l’essere umano segue le sue ‘stagioni’: c’è il momento in cui ha bisogno di raccogliersi e ricaricarsi, anche rinunciando alle sfide, ed il momento in cui è carico e può esprimersi al massimo.
Essendo convinto che cio’ che conta per noi sono i risultati, nella mia esperienza ho osservato come le persone, di fronte ad una salita percepita come troppo ripida, scivolino indietro e rinuncino sentendosi inadeguati. Col pericolo di pregiudicare anche i tentativi futuri e la loro stessa autostima.
La visione che propongo è sì di un miglioramento, ma di un miglioramento sostenibile.
Come? Bilanciando lo stato presente e lo stato desiderato.
Se rimaniamo nella convinzione che troveremo la felicità solo una volta arrivati in cima alla montagna, tutto il percorso sarà un cammino di sofferenza; al tempo stesso la salita è sentita come molto ripida perché lo stato presente e la situazione in cui ci troviamo non ci piacciono.
Allora, come apprezzare lo stato presente e riequilibrare la bilancia, in modo tale che la sfida sia in salita, ma la scalata diventi stimolante e non fonte di stress? Come e’ possibile trovarci in questo stato di flusso, dove possono accadere miracoli grazie alle nostre prestazioni?
La soluzione e’ aumentare il livello di soddisfazione dello stato presente : attraverso l’accettazione e la gratitudine noi possiamo apprezzare maggiormente quello che già siamo e abbiamo.
Questi i consigli per costruire i propri traguardi su misura e bilanciare fatica e noia, in maniera che da ampliare la zona di comfort senza venire sovrastati dallo stress:
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Se sei una persona stacanovista, votata agli obiettivi, cerca di rallentare: renderai le prestazioni sostenibili a lungo termine.
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Se, invece, sei una persona troppo timorosa, concediti uno step per volta: esci dalla zona di comfort, ma fallo senza un rischio eccessivo. Accetta il livello in cui ti trovi e compi un piccolo passo verso il miglioramento.
In definitiva: pensa in grande e comincia in piccolo!
Gli obiettivi, una volta stabiliti, possono essere messi momentaneamente da parte, in modo da poterci occupare solo del pezzettino di strada che abbiamo di fronte e del prossimo passo da fare.
Fai del tuo meglio giorno per giorno e sarai comunque vincente.