I gruppi di Evoluzione e Crescita personale.
La conduzione nei contesti di Counseling e Psicoterapia – prima parte.
a cura di Elvino Miali*,
Le prime esperienze di gruppo rivolte alla crescita personale hanno avuto inizio principalmente dal dopoguerra.
In particolare negli anni ‘60 e ‘70 esse hanno cominciato ad avere una larga diffusione ad opera di William Schutz, Carl Rogers, Frits Perls, Eric Berne e altri meno conosciuti al grande pubblico.
Il gruppo di evoluzione e crescita personale é uno straordinario mezzo per potenziare consapevolezza e apprendimento e per favorire il cambiamento.
Lavorare su se stessi in gruppo facilita la presa di consapevolezza delle proprie modalità di relazionarsi con gli altri, dei propri atteggiamenti, delle proprie paure, delle proprie ansie e dei propri punti di forza; in questo modo è possibile gradualmente dare sempre più spazio all’espressione autentica di se stessi e della propria assertività. Per questi motivi il gruppo é anche un grande strumento di cambiamento in quanto ciascuno dei partecipanti ha la possibilità di sperimentare in un luogo sicuro nuove e più efficaci modalità di comunicare e di stare con gli altri.
Traendo spunto da uno dei principi della psicologia della Gestalt, “il tutto è maggiore della somma delle parti”, è fondamentale tenere presente quali sono elementi che compongono un gruppo.
Le parti che compongono un gruppo sono:
- Il setting
- Il singolo
- il conduttore
- l’insieme
Tener conto di questi elementi è importante sia nel caso di un gruppo/workshop della durata di due ore, sia nel caso di gruppi che si svolgano nell’arco di diversi incontri.
L’attenzione del conduttore deve necessariamente essere rivolta a ciascuna di queste parti che, come vedremo, avrà un risalto e un’importanza particolare a seconda della fase del gruppo che si sta attraversando.
Il setting è costituito dal set (ovvero dall’ambiente fisico e funzionale all’interno del quale ha luogo il gruppo), dalle regole organizzative del “contratto” (orario, durata e pagamento delle sedute), e dalle regole relazionali e comunicative che mediano il rapporto tra il conduttore e gli utenti e degli utenti tra di loro.
Il singolo partecipante all’interno di un gruppo si caratterizza attraverso l’espressione di vari bisogni: fisici, emotivi, cognitivi, relazionali, che momento per momento possono richiamare l’attenzione degli naltri componenti e dell’agevolatore.
L’insieme del gruppo, inteso come entità che va oltre i singoli componenti, necessita anch’esso nelle varie fasi di un’attenzione particolare che può essere decisiva per il buon andamento del gruppo stesso. E’ importante quindi per chi conduce saper cogliere i messaggi che il gruppo nella sua totalità esprime, chiedendosi di volta in volta se un’istanza espressa da un singolo non possa essere implicitamente una richiesta di del gruppo nella sua totalità.
Naturalmente queste ultime considerazioni valgono in modo particolare nel caso in cui un gruppo si incontra per un ciclo di incontri mentre hanno un minore impatto nel caso di laboratori che si aprono e si chiudono nel giro di 2 h quali un laboratorio/workshop.
La conduzione di un gruppo può avere uno stile più o meno strutturato a seconda che prevalgano l’attenzione al processo o ad un tema specifico. In quest’ultimo caso il conduttore del gruppo è maggiormente attivo e propone un tema specifico corredato da specifiche attivazioni.
All’estremo opposto ci sono gruppi meno strutturati in cui il conduttore é sullo sfondo e le dinamiche tra i componenti del gruppo si svolgono più liberamente. Quest’ultimo tipo di approccio può essere percepito come più ansiogeno da persone che non abbiano una particolare esperienza in questo tipo di gruppi.
Le fasi evolutive di un gruppo.
Dei diversi modelli che descrivono le fasi evolutive di un gruppo (v. Gruppi Pluralistici, Giusti Nardini, Sovera), ne esaminiamo due, quello di Schutz, e il modello classicco della Gestalt di F. Perls.
Fasi di un gruppo secondo il modello di Schutz:
Fase 1: inserimento
Fase 2: controllo
Fase 3: affetto
A ciascuna di queste tre frasi sottende un bisogno fondamentale dell’individuo.
Nella prima fase, chiamata dell’ inserimento, i bisogni fondamentali dei componenti sono di affiliazione e di appartenenza, si sperimenta maggiormente la dipendenza e il “sentirsi parte di”.
Nella seconda fase, detta del controllo, prevale il bisogno di autonomia e si sperimenta la controdipendenza.
Nella terza fase, che Schutz chiama dell’affetto, i bisogni fondamentali sono quello della vicinanza, dello scambio di sentimenti, di maggiore intimità e si sperimenta l’interdipendenza.
Vediamole ora maggiormente nel dettaglio.
1. Fase di inserimento.
E’ una fase in cui i componenti del gruppo cominciano a prendere confidenza tra di loro con un po’ di prudenza e si studiano reciprocamente. In misura variabile da individuo a individuo, prevalgono la voglia di appartenere al gruppo e la paura di sentirsi esclusi o rifiutati. Ciascuno interiormente cerca di capire quanto vuole stare dentro e quanto fuori dal gruppo ed é alla ricerca di quella che sente la giusta distanza emozionale ed il giusto coinvolgimento.
2. Fase del controllo.
In questa fase comincia a farsi strada il bisogno di autonomia dei singoli i quali, grazie alla confidenza e alla sicurezza che hanno acquisito nella prima fase, cominciano ad esprimersi più autenticamente e possono dare maggiormente spazio a dinamiche di controdipendenza; ci possono essere momenti di conflitto più o meno espliciti che girano più o meno consciamente interno ai temi del potere, dell’influenza, e dell’autorità che ciascuno sente di poter avere all’interno del gruppo. Le persone “scoprono” maggiormente i propri tratti caratteriali e si mostrano per come sono nella vita di tutti i giorni, mettendo in luce le proprie modalità di relazionarsi con gli altri e con l’autorità, rappresentata nel gruppo dal conduttore. In questa fase i partecipanti possono dare luogo a momenti di chiarimento e confronto e possono formarsi divisioni e sottogruppi.
Questa fase non è necessariamente negativa, bensì è una fase fisiologica di ogni gruppo che verrà superata positivamente se durante la fase precedente di inserimento e pre-contatto si è sviluppata una buona coesione e senso di fiducia.
Nella fase di controllo i rapporti tra i singoli, grazie alla positiva risoluzione dei conflitti, si possono riadattare ad un livello superiore di consapevolezza e coinvolgimento, e ciascuno può sperimentare alternative a vecchi copioni rigidi e stereotipati attraverso nuove modalità più funzionali di relazionarsi.
3. Fase dell’affetto.
In questa fase c’è un riavvicinamento graduale tra le varie componenti del gruppo e ciascuno ha la possibilità di sperimentare quale livello di intimità vuole raggiungere con gli altri membri.
Il gruppo come totalità diventa più importante rispetto alle singole individualità e c’è un maggior senso di identità di gruppo.
Fine prima parte, per leggere la nelka seconda parte…
Bibliografia
Giusti E., Nardini C., Gruppi pluralistici Ed. Sovera
Schutz W. C., I gruppi di incontro, nozioni fondamentali – Celuc libri Milano
Rogers C., I gruppi di incontro – Ed. Astrolabio
Giusti E., D’Ascoli A., La terapia in gruppo – Quaderni ASPIC
Feder B. Ronall R., Oltre la sedia bollente Ed. scientifiche Magi
Zinker J. Processi creativi in Gestalt Therapy – Ed. F. Angeli
Vopel W. K., Manuale per operatori di gruppo – Ed. Elle Di Ci
A cura di:
Elvino Miali, medico psicoterapeuta,
riceve a Venezia Mestre
in via Carducci 13, tel 041 950942