di Carlo Scibilia
Identità e cultura sono alla base dell’esperienza della realtà, possibile grazie al senso di identità e di consapevolezza che si è andato formando nel nostro ambiente socio-culturale di riferimento.
Nell’attuale condizione di ipermodernità, parallelamente ad un modello culturale globale emergono istanze di rivendicazione identitaria in grado di innescare contrapposizioni e integrazioni.
Si tratta di processi evolutivi tra conservazione e innovazione, inerenti il tema del cambiamento che possiamo notare anche dentro di noi e tra di noi.
Quando sentiamo la necessità e la difficoltà di svincolarci da abitudini disfunzionali, o quando ci confrontiamo con l’altro, sentendoci diversi quasi fossimo “marziani” e formulando giudizi a conferma della nostra validità. Il confronto con la diversità genera atteggiamenti di curiosità, attacco, fuga, indifferenza, assimilazione, che riguardano tanto le culture quanto le nostre identità individuali.
L’identità è un concetto tanto intimo quanto astratto che rappresenta il senso di continuità e la consapevolezza di sé quale entità distinta dagli altri. Si tratta di un processo, sempre in fieri, che costruiamo nelle dinamiche di rispecchiamento con il contesto socio-culturale di appartenenza.
Attraverso l’interazione con genitori, parenti, insegnanti, amici, gruppi (reali e virtuali) apprendiamo ruoli, regole e repertori di comportamento che ci permettono di plasmare la nostra identità, interiorizzando la cultura o le culture di riferimento.
La cultura è quel sistema complesso di significati, conoscenze, linguaggi, arti, tradizioni, di cui noi vediamo i prodotti culturali (architettura, oggetti, musica, cibi, modi di vestire) e i comportamenti (abitudini, usanze, riti) quale punta di un iceberg.
Al di sotto vi è una dimensione nascosta fatta di credenze, norme, valori, i cui assunti di fondo sono i bisogni umani che l’hanno originata.
Tale metafora dell’iceberg è rappresentativa anche di ciò che avviene a livello soggettivo: l’identità personale ha un aspetto esteriore visibile (vestiario, stili comunicativi, di consumo) ed uno “invisibile” costituito da valori, regole e significati appresi. Il nostro rapporto con l’ambiente, il cibo, la spiritualità, la sessualità, l’etica, le emozioni è declinato culturalmente.
La cultura di riferimento influenza l’esperienza soggettiva delle emozioni, regolandone l’esibizione. Attraverso le emozioni possiamo conoscere noi stessi e modulare i nostri comportamenti. Rabbia, orgoglio, vergogna e gelosia hanno una matrice universale, ma la loro espressione è legata alle specifiche situazioni socio-culturali.
Le società contemporanee sono attraversate dai processi di globalizzazione caratterizzati da velocità di mutamento, fluidità e pervasività tecnologica.
Lo sviluppo di una cultura globale è stato alimentato dalla diffusione delle “tecnologie della velocità” (telematica, trasporto aereo) che hanno ridotto gli spazi e i tempi, generando grandi opportunità e nuove problematiche.
Flussi finanziari, commerciali, turistici, migratori, simbolici, rendono la nostra società interconnessa, reticolare e pluralistica: dagli spazi fisici a quelli digitali si rinnovano rapidamente modelli di riferimento e di condotta.
La nostra identità si confronta costantemente con esperienze locali e globali, e con gli imperativi di connessione, visibilità, successo e potere, veicolati dai media secondo un modello culturale basato sull’immagine, la ragione economica e la dimensione di consumo.
Il suffisso “multi” connota una condizione (multi-culturale e multi-tasking) dove i miti fondativi, le istituzioni e le ideologie di massa hanno perso il loro peso nel fornire senso e appartenenza, a favore di una precarietà e multi-dimensionalità dell’identità.
La “liquidità” e il mare di stimoli in cui siamo immersi possono generare un senso di incertezza e destabilizzazione che alimenta stress, ansia, e ci porta a confrontarci con i limiti fisiologici della mente/corpo nella velocità di adattamento. Risulta quindi importante sviluppare abilità che ci permettano di “surfare le onde senza esserne travolti” (resilienza).
Appare più frequente la possibilità di trovarsi in condizioni di crisi d’identità, innescate da eventi e conflitti di particolare significato emotivo, in cui si sperimenta un senso di disagio ed inadeguatezza, di scollamento tra il sé e l’immagine esterna.
Individuare contesti e situazioni che hanno avuto un ruolo rilevante nella formazione della nostra identità può significare ri-contattare risorse, fonti di consapevolezza e ispirazione per l’azione futura.
Tenersi “monitorati” (…in modo gentile) osservando l’evolversi della propria storia, di atteggiamenti ed emozioni, è un modo per prendersi cura della propria identità