Domanda: la felicità è data dal successo o lo procura?
Potrebbe sembrare il solito rompicapo del tipo se sia nato prima l’uovo o la gallina, ma trattandosi di un tema così cruciale per la vita dell’uomo vediamo di capirci qualcosa in più.
Già, perché si potrebbe pensare che le persone possano essere felici una volta raggiunti gli obiettivi frutto delle loro aspirazioni.
Allo stesso tempo questi obiettivi non possono essere raggiunti che da una persona in equilibrio, con le idee chiare e con una buona armonia tra mente, cuore “viscere”, ossia una persona felice! Allora cosa bisogna fare in concreto per essere felici?
Prima di risolvere questo dilemma, ti voglio raccontare alcune importanti scoperte che ho fatto andando a curiosare sull’argomento tra le ricerche scientifiche svolte in materia.
Innanzitutto, risulta abbastanza evidente un dato e cioè che bisogna distinguere fra l’essere felici dovuto a circostanze che non dipendono da noi, che possono essere più o meno fortuite (quali il vincere una grossa cifra alla lotteria o ereditare una casa), e quelle che sono invece il frutto di uno sforzo personale lungo una strada verso una meta fortemente voluta da tempo, vale a dire una vera propria conquista.
In quest’ultimo caso si è visto che l’essere felici prodotto dal cambiamento positivo dura molto più a lungo, che non in seguito a eventi circostanziali e fortuiti.
Altra questione: qual è il ruolo del benessere economico in relazione alla felicità? Ci sono ricerche su questo? Anche le ricerche scientifiche confermano che il benessere economico non è strettamente legato alla felicità.
Infatti se è vero che le popolazioni che vivono in paesi agiati sono in media più felici di quelle che vivono in paesi con difficoltà economiche, è altrettanto vero che quando in questi ultimi si raggiunge lo stato di benessere non sempre la felicità aumenta di pari passo come ci si aspetterebbe.
Per cercare di spiegare questo fenomeno i ricercatori adducono alcune ipotesi, la prima di queste è che in genere gli esseri umani si abituano abbastanza velocemente nei confronti dei vantaggi acquisiti.
E’ esperienza comune, infatti, che acquistare una nuova automobile o un qualsiasi altro oggetto di consumo provoca sensazioni positive a breve termine che però, man mano, scemano ai livelli precedenti l’acquisizione stessa.
Richard Wiseman, nel tentativo di sfatare alcuni miti diffusi da una miriade di libri di auto-aiuto, è andato a ricercare le prove scientifiche a favore e a sfavore di alcune di queste pratiche bocciandone alcune e validandone altre. Queste scoperte sono davvero sensazionali, perché contraddicono alcune credenze diffuse attraverso i numerosi testi di auto aiuto nell’ambito della crescita personale e della psicologia applicata.
Condividere gli affanni fa bene? Normalmente si pensa che condividere il proprio dolore, riguardante alcune esperienze che possiamo aver vissuto, possa produrre un gran sollievo e una riduzione del dolore associato, aiutando così a essere felici. I risultati delle ricerche di Emmanuelle Zech e colleghi dell’Università di Louvain in Belgio attestano clamorosamente il contrario!
La cosa ha suscitato in me un qualche stupore, essendo io stesso un promotore della relazione di aiuto attraverso l’ascolto partecipe (vedi, ad esempio, il mio articolo sul counseling).
Mi sono poi tranquillizzato quando ho scoperto che in realtà nell’esperimento si chiedeva al gruppo dei partecipanti di raccontare per una settimana la loro questione più spinosa a degli ascoltatori non professionisti, quindi non addestrati, mentre a un gruppo di controllo si chiedeva di confidarsi su argomenti più mondani. A distanza di una settimana, entrambi i gruppi hanno compilato un questionario sul proprio benessere emozionale.
Ebbene la cosa interessante è che, al momento della verifica dei risultati, il primo gruppo dichiarò di aver ricevuto dei benefici dall’essersi confidato, e di sentirsi quindi meglio, tuttavia i test dimostravano anzi che l’ascolto non aveva avuto nessun impatto sul benessere emotivo del primo gruppo. Il secondo gruppo aveva ottenuto risultati analoghi.
Il professor Richard Wiseman è andato allora alla ricerca di quello che poteva essere efficace ai fini dell’essere felici e ha scoperto come scrivere sia molto più efficace che parlare. Perché parlare di un’esperienza traumatica non darebbe quasi nessun effetto, mentre scrivere sullo stesso argomento procura benefici significativi?
La spiegazione dei ricercatori è stata che nel racconto verbale l’espressione è alquanto caotica e disorganizzata, mentre la versione scritta darebbe l’opportunità di rielaborare in maniera più ordinata e coerente il racconto. Personalmente aggiungo una considerazione che non ritengo affatto secondaria e cioè che, confidandarsi a persone non formate all’ascolto non sembra portare un reale beneficio…come ben sanno gli addetti ai lavori.
Infatti la persona che si “apre” avverte in qualche modo un senso di imbarazzo nei confronti dell’ascoltatore, per il fatto di non sapere come l’altro accoglierà le sue confidenze. La paura del giudizio, le interpretazioni, la tendenza a essere consolati o consigliati senza richiesta sono solo alcuni dei fattori che possono influire negativamente sul benessere di chi si confida.
Ma torniamo alla scrittura. Abbiamo dunque parlato degli effetti catartici e rielaborativi della scrittura, ma lo scrivere è così efficace anche nel caso in cui si scrivano eventi positivi? Pare proprio di sì! Sentite che cosa è stato scoperto in proposito:
Richard Wiseman (autore del libro: “59 seconds: think a little, change a lot”) ha seguito gli studi nei confronti di tre differenti aspetti: l’espressione della gratitudine, entrare in contatto con il proprio sé ideale e la scrittura affettiva.
==> Esprimere gratitudine.
Gli studi rispetto agli effetti positivi dell’espressione della gratitudine hanno tratto spunto dalla considerazione, abbastanza nota a noi tutti, che l’euforia dovuta agli eventi positivi tende dopo un po’ a scemare.
E’ abbastanza comune l’esperienza di entrare in una stanza e di sentire un certo odore per poi magari accorgersi di non sentirlo più già dopo un qualche minuto. Subentra in questo caso una sorta di assuefazione.
Un fenomeno simile avviene nei confronti degli eventi positivi della nostra vita: dopo un po’ l’euforia sparisce, ma se noi ricordassimo più spesso con un senso di gratitudine quanto siamo fortunati ad avere quello che già abbiamo o ad essere quello che siamo, può questo avere degli effetti positivi sulla nostra felicità? Gli studi hanno dimostrato di sì.
Ecco che cosa hanno fatto lo psicologo Robert Emmons e colleghi. Hanno creato tre gruppi dando istruzioni al primo di scrivere per pochi minuti al giorno le cose di cui sono grati, al secondo gruppo di annotare di eventi per loro disturbanti e al terzo gruppo di scrivere semplicemente di cose loro accadute durante la settimana. I risultati sono stati molto interessanti. Infatti, i test dimostravano livelli di felicità e ottimismo rispetto al futuro molto maggiore nel primo gruppo che negli altri due.
Sé ideale.
Un altro interessante filone di ricerca sull’essere felici riguarda l’efficacia delle visualizzazioni ottimistiche riguardo il futuro.
Mentre alcuni studi ne sottolineano l’inefficacia, si è visto altrettanto che man mano che le condizioni di base dei soggetti che si sottopongono all’esperimento sono migliori anche i risultati delle visualizzazioni producono effetti migliori. In altre parole non deve esserci un grande discrepanza tra lo stato in cui si trova la persona e lo stato desiderato.
Se a una persona depressa facessimo visualizzare un futuro ideale molto distante dalla sua realtà, probabilmente la persona si rattristerebbe di più per il fatto di sentirsi molto distante da quella meta.
Laura King, psicologa della Southern Methodist University, ha trovato conferma di questo in un esperimento svolto con degli studenti ai quali chiese di spendere alcuni minuti per quattro giorni consecutivi a descrivere il loro futuro ideale. Mentre a un gruppo di controllo fu chiesto di ricordare eventi traumatici accaduti loro, a un altro gruppo fu chiesto semplicemente di scrivere le cose da fare durante la giornata. Il primo gruppo ebbe un significativo aumento degli indicatori di felicità.
Gli stessi risultati furono più tardi raggiunti dagli stessi ricercatori che diedero istruzioni ai partecipanti di descrivere l’esperienza più bella avuta nella loro vita. Tre mesi dopo i risultati rivelarono in questi un maggior benessere e felicità rispetto gruppo di controllo. Quindi è bene, prima di mettersi a immaginare futuri ideali, basare questa visualizzazione su uno stato d’animo positivo rievocando alcuni successi del passato.
Scrittura affettiva.
La psicologa Kory Floyd dell’Università dell’Arizona, ha chiesto a un gruppo di partecipanti di descrivere per tre volte in un periodo di cinque settimane, e per 20 minuti ogni volta, i motivi per cui ritenevano speciale la persona amata. Insomma una vera e propria lettera d’amore.
A un gruppo di controllo fu chiesto invece di scrivere genericamente rispetto a cose accadute durante la settimana passata. Ebbene il primo gruppo dimostrò non solo più felicità e riduzione dello stress, ma addirittura una significativa riduzione dei livelli di colesterolo.
In conclusione dunque esprimere gratitudine, aspettarsi il futuro desiderato e la “scrittura affettiva” si sono dimostrati strumenti molto efficaci e gratuiti nonché validati dalla ricerca scientifica per migliorare la qualità della nostra vita.
Esercizio per essere felici – Ecco allora dei rapidi suggerimenti per mettere a frutto queste scoperte con un semplice esercizio che chiameremo “Il tuo diario ideale”.
Non sarà un semplice diario, ma sarà strutturato in maniera metodica per fare in modo che ciascuno di questi punti appena citati abbia uno suo spazio. Sarà sufficiente scriverlo per una settimana e gli effetti dureranno per mesi.
Ecco la struttura del diario:
Lunedì, gratitudine.
Scrivi le cose di cui sei grato e fanno parte della tua vita: amici, relazioni amorose, la tua famiglia, una buona salute, avere una casa o abbastanza cibo.
Puoi anche pensare cose come il lavoro che ami, dei bei ricordi, una bella esperienza avuta di recente come assaggiare un piatto favoloso, un profumo particolare, il tuo cane che ti dà il benvenuto quando torni a casa, eccetera. Adesso concentrati e cerca almeno tre aspetti della tua vita di cui sei grato/a, prendendone nota sul tuo diario.
Martedì, rievocare eventi passati stupendi.
Qui dovrai descrivere alcune indimenticabili esperienze del tuo passato. Per esempio: un momento di particolare contentezza, di innamoramento, un brano musicale particolarmente piacevole, una performance incredibile a cui hai assistito o del piacevole tempo passato con amici.
Mercoledì, futuro fantastico.
Il mercoledì è il giorno dedicato al proprio futuro ideale. Ci sono vari modi per farlo: in sostanza si tratta di immaginare se stessi nel futuro in una condizione in cui tutto è andato come si desidera. È bene essere realistici e che il risultato finale sia frutto del proprio impegno.
Immagina di esser diventato/a la persona che veramente vuoi diventare con i tuoi obiettivi professionali e personali realizzati, un vero e proprio sogno che diventa realtà.
Giovedì, scrittura affettiva.
Pensa a una persona veramente importante per te: una persona amata, un amico intimo, un componente della tua famiglia. Metticela tutta per mettere per iscritto quanto importante sia per te questa persona e scrivile una lettera in cui esprimi tutto l’affetto e la gratitudine verso di lei.
Venerdì, revisione.
Pensa agli ultimi sette giorni e descrivi tre cose che sono andate bene: può trattarsi sia di qualcosa di poca importanza, come aver trovato parcheggio, o di importanza più rilevante, come aver trovato un nuovo lavoro.
Spero che questo mio articolo possa aiutare più persone possibili a essere felici. Ora metti in pratica…e fammi sapere dei tuoi successi! 🙂
Elvino Miali – medico e psicoterapeuta