Ciao! Inizia oggi la pubblicazione di alcuni post sul tema dell’autostima, scritti che riflettono il mio pensiero nonché la mia passione per l’argomento. Buona lettura. Elvino Miali.
Cos’è l’autostima? (Contenuti teorici inerenti al corso “Autostima e Assertività“).
L’ autostima è un senso soggettivo e duraturo di autoapprovazione del proprio valore personale basato su appropriate autopercezioni (Giusti, 1995).
Uno dei vantaggi di godere di una buona autostima consiste per esempio nella capacità di tollerare un rifiuto.
Quello che potrebbe essere umiliante e fonte di scoramento per qualcuno diviene semplicemente un’esperienza da cui imparare per chi ha il giubbotto interiorizzato dell’autostima.
Alcuni anni fa tenni una conferenza su Pensiero Positivo e Autostima.
E’ facile augurarsi di avere o accrescere la propria autostima.
Il problema viene fuori quando ci si sente in colpa per non essere sempre in grado di pensare positivo o di essere sempre allegri.
Questo perché comunemente si associa sempre il pensiero positivo all’allegria e il pensiero negativo alla tristezza, alla paura, alla rabbia.
La vita ci insegna che esistono luci e ombre, ma questo non significa necessariamente che la luce sia sempre positiva e l’ombra sempre negativa. Allo stesso temponel campo dei sentimenti e delle emozioni, non sempre la tristezza è negativa. Le filosofie orientali ci insegnano a considerare gli opposti, lo Yin e lo Yang, come parti essenziali nell’equilibrio complessivo di qualsiasi sistema.
Il tentativo di fuggire a tutti i costi dalla sofferenza prima di aver appreso messaggio, il significato di insegnamento da trarne può risultare prematuro ai fini del tanto agognato benessere.
Infatti a volte il malesserepuò essere un momento di passaggio lungo il cammino verso l’evoluzione e la crescita personale. Anzi è a mio avviso preoccupante l’atteggiamento di chi “fugge” ansiosamente nel pensiero positivo perché non tollera segnali di senso opposto.
Anche se può sembrare paradossale, c’è in fondo una forma di pessimismo non espresso anche in chi ricorre al pensiero positivo in modo compulsivo, non potendo tollerare le tensioni della vita quotidiana, o il minimo senso di irrequietezza, che invece dovrebbe prima di tutto metterci in posizione di autoascolto. Questo poichè non esistono emozioni negative di per sè, ma ognuna esiste per segnalarci qualcosa e il nostro compito sarà allora quello di diventare sempre più consapevoli delle nostre emozioni, e soprattutto saperle utilizzare a nostro vantaggio.
A volte, per esempio, per sentirsi meglio basta lasciarsi andare in un bel pianto, perchè no! Altra cosa invece autocommiserazione e l’utilizzo strumentale del pianto per evitare di assumersi le proprie responsabilità.
Così come nell’auto aiuto anche nella relazione di aiuto è molto più importante la fase dell’ascolto e della comprensione dell’altro e permette di entrare in uno stato di empatia. Pensa a quando ti sei sentito dire: ” ma dai che non è niente, vedrai che passerà”.
Lungi dall’essere frasi che fanno pensare all’ottimismo è una speranza a volte testimoniano piuttosto la paura di confrontarsi con il dolore dell’altro!
La Resta il fatto che vive meglio chi mantiene intatta la fiducia nelle proprie possibilità ed affronta la vita con ttimismo, come conferma la massima che dice: “l’ottimista ed il pessimista hanno torto entrambi, ma l’ottimista si diverte di più!”.
Ma se pensare positivo è così conveniente, perchè per alcuni è più facile e per altri no?
Coloro che godono di una buona autostima affrontano la vita con coraggio e non sono eccessivamente spaventati dalle difficoltà, semmai ne sono stimolati, mentre per altri è più rassicurante rinchiudersi in una vita dalle poche pretese, e quindi sicuramente più al sicuro dal rischio di incorrere in sconfitte, rifiuti od umiliazioni.
Vi sono alcuni tipi di personalità in cui la tendenza all’evitamento di situazioni ansiogene o alla dipendenza da figure di appoggio è così dominante da rendere difficile l’applicazione del Pensiero Positivo. Facciamo alcuni esempi: la personalità cosìdetta evitante. L’evitante è un maestro nell’arte di descriversi in modo autosminuente. La sua intima convinzione di non essere all’altezza della situazione lo porta pressoché costantemente ad avere una reazione di evitamento, “fugge” cioè da situazioni che normalmente non sono ritenute così minacciose.
Tra i motivi di questo comportamento da parte dell’evitante è costituito dalla paura di affrontare situazioni che vengono percepite come minacciose, e troppo stressanti per le proprie capacità di farvi fronte. Queste persone hanno un senso critico molto potente rivolto verso se stessi, che boicotta molto spesso i loro tentativi di affrancarsi dalla paura.
Altro esempio tipico è quello della personalità di tipo dipendente. In questo caso prevale la paura della solitudine unita ad un senso di incapacità ed insicurezza che le può portare fino a mantenere relazioni dove sono trattate male pur di non vivere l’angoscia dell’abbandono. Egli prova panico ed ansia quando le circostanze esigono autonomia ed ha l’intima convinzione di non essere all’altezza. Avendo orrore dell’aggressione e del conflitto li evita accuratamente, mantenendo però un fondo di collera verso la persona a cui si è “affidata”.
Manca in queste persone la capacità di assumersi le responsabilità: tendono infatti a lamentarsi in modo compulsivo, cercando di essere rassicurati invece di fare qualcosa per uscire da una situazione difficile.
Nel tentativo di evitare qualsiasi Le esperienze di vita si corrono meno rischi sociali o professionali, si rinuncia ad incontrare persone, ad aprirsi agli altri,
esprimere la propria sessualità ed il proprio bisogno di affetto,
di essere al centro dell’attenzione, di chiedere aiuto e di risolvere problemi.
Per evitare ulteriori giudizi negativi si erigono barriere difensive.
Le persone con scarsa autostima hanno la tendenza a focalizzare l’attenzione sui propri errori e fallimenti, sui difetti e sulle opportunità mancate, piuttosto che sulle qualità e i successi.
Una scarsa autostima è caratterizzata anche da profonda ambivalenza. Infatti, nonostante sperimentino un’intensa sofferenza quando subiscono un rifiuto e desiderino essere accettate, queste persone assumono atteggiamenti e si comportano in modo da respingere gli altri piuttosto di attrarli.
Le persone con bassa autostima hanno un’enorme e spesso inappagato bisogno di amore e di intimità, ma le persone che attraggono e da cui sono attratti spesso non sono di aiuto.
Chi non ha amore a sufficienza per sè non è nemmeno in grado di nutrire i bisogni affettivi dell’altro.
Così le aspettative reciproche non vengono soddisfatte e ciò porta alla delusione, alla sfiducia nelle proprie capacità relazionali e nella possibilità di essere amati.
Quando si ha un buon livello di autostima si è in grado di costruire relazioni nutrienti, essendo attratti da persone positive, aperte al cambiamento, capaci di dare e nello stesso tempo di ricevere.
Il legame tra bassa autostima e depressione è stato ampiamente confermato sia livello teorico che di ricerca. Gli studi di Beck sulla depressione, assumono le autovalutazioni negative come una componente fondamentale della depressione.
Per difendersi della propria inadeguatezza si diventa perfezionisti.
I perfezionisti disprezzano se stessi e si sentono mediocri; per alcuni la normalità non è sufficiente e cercano qualcosa al di sopra della norma.
Aspettarsi che la performance di ogni giorno debba essere eccezionale e che nessun altro risultato accettabile è un buon modo per rendersi infelici.
Stima di sé e autorealizzazione: l’autostima è legata al successo?
Gli effetti dell’autostima si possono riscontrare anche nella propria vita lavorativa. Senza fiducia nella propria vita e qualità positive si può essere ostacolati nella realizzazione creativa di sé. Si possono anche perseguire e raggiungere obiettivi difficili senza riconoscere a se stessi il merito del valore dei propri risultati.
Il tentativo di comprendere le origini dell’autostima ci porta di fronte ad un interrogativo: perché tante persone di successo soffrono di problemi di scarsa autostima?
Infatti, non sempre le persone che hanno successo sviluppano un’immunità dai problemi legati all’autostima.
Usando il termine successo non ci riferiamo soltanto al successo professionale e al conseguimento di elevate posizioni sociali ed economiche, ma soprattutto ad un senso di riuscita e competenze nella vita.
Un vasto numero di persone sembrano superare gli ostacoli della vita piuttosto bene, senza però acquisire per questo, come ci si aspetterebbe, un senso realistico di autoapprovazione delle proprie capacità, proporzionato ai successi conseguiti. Che spiedazione dare a questo fenomeno? Alla prossima puntata!
Leggi la scheda del corso: Training Autogeno e tecniche di Gestione dello Stress
Leggi la scheda del corso: Gestione delle emozioni e autocontrollo
Leggi la scheda del corso: Autostima e Assertività
1 commento. Nuovo commento
ciao,il testo che ha scritto mi ha colpito molto,perche mi sono ritrovato il molte occasioni della vita in situazioni di questo genere e non so piu cosa fare…